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Museo del Vino, è conto alla rovescia: si studia la newco per farlo decollare

28 gennaio 2022

(di Beppe Giuliano) Per MuVin – il museo del vino che sta nascendo a Verona alle Gallerie Mercatali (qui sopra una foto d’epoca) di fronte al compound della Fiera scaligera – siamo al conto alla rovescia: diversi incontri  fra gli enti territoriali veronesi, alcuni passaggi a Roma, lo studio dell’europarlamentare Paolo Borchia sui possibili finanziamenti europei hanno portato alla chiusura del cerchio. Si attende che il Parlamento chiuda la vicenda della Presidenza della Repubblica per effettuare nuovi  incontri, questa volta più  tecnici, per definire come verrà creato ed organizzato il soggetto attuatore del museo: una società interamente a capitale pubblico, una fondazione, una società mista pubblico-privata? La discussione verterà soprattutto sulla migliore compagine possibile per intercettare il maggior numero di finanziamenti possibili dato che MuVin viene considerato da tutti uno strumento strategico per sostenere l’intera Italia del vino che a Verona vedrà il suo architrave.

Nel mirino la Cité du Vin di Bordeaux (grande attrattore di finanziamenti europei) e il Museu do Vinho do Porto, in Portogallo anche se MuVin non si fermerà a raccontare il vino di Verona, quello del Veneto e quello italiano ma si aprirà anche alle altre regioni vitivinicole mondiale dove, peraltro, l’industria delle tecnologie alimentari veronese e italiana ha conquistato negli anni posizioni di mercato di assoluto valore.

Nella compagine – o quantomeno all’interno di MuVin – ci sarà anche l’Università di Verona che porterà lì una propria start-up. «Le analisi e i numeri ci confermano che sarà un successo economico: un volano per il consolidamento della ripresa rilanciando turismo di qualità e rafforzando il sistema produttivo» sottolinea Paolo Borchia.

«MuVin parte dal cuore del vigneto  italiano – aggiunge Enrico Corsi, consigliere regionale del Veneto in quota Lega, promotore dell’iniziativa – ma non vuole fermarsi soltanto a quello. Ci sono esperienze internazionali da far conoscere e c’è soprattutto la volontà di creare un percorso sensoriale che sia innovativo ed unico nel panorama. Abbiamo una sede prestigiosa, vogliamo creare un collegamento diretto con la Fiera chiamando un archistar a completarne la struttura; vogliamo – soprattutto – essere pronti per le Olimpiadi 2026 che vedranno Verona in una delle posizioni chiave.  Questo museo sarà il cuore dello stato dell’arte della vitivinicoltura, ma anche un formidabile hub turistico per dare ancore maggiore forza all’enoturismo, una delle chiavi più importanti della ripresa. Non a caso, c’è già l’impegno del ministro Garavaglia a presentare MuVin al convegno mondiale dell’enoturismo che si terrà a settembre ad Alba e c’è l’interesse di Enit».

Dopo l’okay del Consiglio regionale, di quello del Consiglio comunale di Verona nelle prossime settimane sarà una delibera di indirizzo della Giunta scaligera a fissare i primi paletti della newco chiamata a realizzare MuVin: «Dovete pensare al Museo del vino – ha sottolineato il primo cittadino, Federico Sboarina  – come ad un’intuizione importante come quella che nel 1960 creò il Vinitaly. Pensate non all’oggi, ma aal domani prossimo: VeronaSud è destinata a diventare il nuovo baricentro della città con MuVin, la fabbrica del ghiaccio (dove a settembre arriverà Eataly), l’ex Manifattura Tabacchi, il Central park».

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