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Chianti classico: sempre più bio e “geografico”. Al debutto le undici sottozone della più antica denominazione italiana

22 marzo 2022

(di Alessandra Piubello) E’ iniziata la due giorni del Chianti Classico Collection, l’anteprima dei nuovi vini del Gallo Nero. Alla Leopolda di Firenze sono presenti un totale di 650 etichette in degustazione, di cui 161 Chianti Classico Riserva e 125 Gran Selezione. Trentanove i campioni in anteprima della vendemmia 2021. Centottanta le aziende del Gallo Nero presenti.

Leitmotiv delle due giornate di degustazione e tema alla base dell’allestimento della location è il territorio del Chianti Classico e la sua suddivisione in Unità Geografiche, il nuovo percorso che la denominazione ha deciso di intraprendere. Infatti, sono state individuate e delimitate undici aree all’interno della zona di produzione del Chianti Classico, distinguibili in base alla combinazione unica di fattori naturali (composizione del suolo, microclima, giacitura dei vigneti, ecc.) e fattori umani (storia culturale, tradizioni locali, spirito di comunità): San Casciano, Greve, Lamole, Montefioralle, Panzano, Radda, Gaiole, Castelnuovo Berardenga, Vagliagli, Castellina, San Donato in Poggio. Per la prima volta la degustazione è stata suddivisa per UGA (Unità Geografiche Aggiuntive), per capire e poterne apprezzare le varie sfumature organolettiche.

Il Consorzio Vino Chianti Classico si presenta alla Collection in un momento molto positivo per la denominazione. Il 2021, infatti, pur caratterizzato dall’evento eccezionale della pandemia, si è concluso con un bilancio migliore delle aspettative, con un + 21% rispetto al 2020 e +11% rispetto al 2019. Un trend di crescita che continua anche nel 2022 che, a fine febbraio, fa registrare già un +7% rispetto al primo bimestre del 2021.

Giovanni Manetti, presidente Chianti Classico

“Uno dei principali obiettivi del mio mandato di presidente – dichiara Giovanni Manetti – è quello di proseguire nell’opera di valorizzazione della denominazione, continuando a consolidarne il valore e l’immagine nella sfera delle eccellenze enologiche mondiali”.

I produttori di vino del Chianti Classico, che operano in un territorio coperto per due terzi da boschi, con solo un decimo di areale dedicato alla viticoltura, mirano sempre più all’equilibrio ecologico, impegnandosi a ridurre l’impatto dell’intervento umano.

Da un recente sondaggio del Consorzio, cui hanno risposto circa la metà delle aziende associate, il 65% delle aziende è in possesso della certificazione, ma la metà di queste avevano già scelto il biologico più di 10 anni fa. Da prima degli anni Duemila, quando le aziende biologiche erano solo il 10%, l’incremento è stato costante e sostanziale. Se si aggiunge a questa percentuale un altro 8% che sta ancora intraprendendo il percorso di conversione, e che otterrà la certificazione entro i prossimi tre anni, si arriverà presto a raggiungere la soglia del 75%, vale a dire tre aziende su quattro.

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