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Luca Rigotti, Commissione europea in confusione: battaglia giusta, soluzioni errate

10 gennaio 2022

(di Redazione) Il vino fa quadrato contro la Commissione Europea e le annunciate politiche contro il consumo di bevande alcoliche nel più generale impegno contro le neoplasie. A fine 2021, Luca Rigotti, primo italiano a guidare la lobby a Bruxelles delle cooperative agricole, ha lanciato un ulteriore segnale d’allarme: «Il vino – ha sottolineato – è indissolubilmente legato alla cultura e allo stile di vita di tutta Europa ed è molto più di una semplice bevanda alcolica: si tratta di un comparto produttivo che svolge un ruolo fondamentale nel mantenimento dell’occupazione e della sostenibilità economica, sociale e ambientale di intere aree rurali e che rappresenta anche la prima voce dell’export agroalimentare UE verso i paesi terzi».

«Vale la pena ricordare – evidenzia il manager trentino che riveste anche il ruolo di Coordinatore del Settore Vino di Alleanza Cooperative – che l’intero ciclo economico della produzione e della commercializzazione del vino crea circa 3 milioni di posti di lavoro diretti a tempo pieno e che nei primi sette mesi del 2021 gli scambi di vino, che rappresentano la prima voce dell’export agroalimentare della Ue, hanno registrato un aumento del 30%, raggiungendo quota 2,2 miliardi di euro».  

La Commissione secondo Rigotti non tiene in debito conto della differenza tra uso ed abuso di vino nelle sue ultime scelte politiche. «Gli obiettivi del piano di lotta contro il cancro sono pienamente condivisibili – sostiene Rigotti – ma ciò non ci esime dal ravvisare una sostanziale mancanza di equilibrio nel voto favorevole espresso qualche settimana fa dalla Commissione speciale per la lotta al cancro del Parlamento europeo (Commissione BECA), poiché di fatto essa non distingue tra consumo moderato e consapevole di vino come alimento, per lo più consumato ai pasti e parte integrante tra l’altro della Dieta Mediterranea, patrimonio culturale immateriale dell’Unesco.  

Nel Rapporto della Commissione si legge infatti che “non esiste un livello sicuro di consumo di alcol quando si tratta di prevenzione del cancro“, un’affermazione che secondo il Presidente del Gruppo di lavoro Copa-Cogeca “va letta come una generalizzazione che non tiene conto della divergenza di risultati e di opinioni tra i membri della comunità scientifica e che finisce per stigmatizzare un prodotto agricolo naturale come il vino che fa parte della nostra tradizione, senza tra l’altro riuscire ad affrontare efficacemente le cause profonde del consumo dannoso». 

Rigotti ha infine ricordato l’impegno di Copa-Cogeca, insieme alle altre associazioni del vino, per ridurre il consumo dannoso di alcol attraverso iniziative come  Wine in Moderation, programma di responsabilità sociale lanciato nel 2008 dal settore vinicolo europeo. «Crediamo che la giusta risposta al consumo eccessivo e dannoso – scrive ancora nel suo editoriale – debba passare attraverso l’educazione e la consapevolezza. Sottolineare l’importanza di un consumo moderato, connesso al cibo nell’ambito di una dieta equilibrata e a un sano stile di vita, può al contrario contribuire a ridurre il consumo eccessivo e ottenere risultati duraturi. Le soluzioni rapide si sono spesso dimostrate inefficaci». 

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