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Prosecco Doc, i vantaggi “inaspettati” dell’impennata dei costi

24 novembre ’21di Lorenzo Biscontin

Il 2022 sarà un anno chiave per il Prosecco DOC. In realtà il 2022 sarà un anno chiave un po’ per tutti, non solo per il vino e non solo per il Prosecco. Pochi giorni fa Angelo Peretti su Internet Gourmet ha segnalato i problemi dovuti alla scarsità di materie prime, packaging, di mezzi di trasporto (tanto camion come container) ed all’aumento del costo dell’energia.

Si tratta di problemi comuni a tutta l’economia e non solo al Prosecco DOC. Alcune grandi aziende di elettrodomestici, ad esempio, hanno già annunciato che concentreranno i ridotti mezzi produttivi di cui dispongono sui modelli più costosi e più redditizi.

Ed il vino si trova a competere con gli altri settori per approvvigionarsi di queste risorse oggi scarse.

L’aumento dei prezzi: un confronto con gli anni precedenti

Per il Prosecco, specialmente il DOC, a questo quadro si aggiunge un notevole aumento del prezzo del vino base: questa settimana alla Borsa Merci di Treviso si è raggiunta la quotazione di 2,10 euro/litro, contro 1,50 – 1,60 euro/litro che si pagavano l’anno scorso. Riferimento della Borsa Merci a parte, parlando con le cantine si fanno transazioni anche oltre i 2,20 euro/litro.

Se guardiamo agli ultimi anni, si sono già verificate oscillazioni di prezzo importanti nel prezzo del Prosecco DOC, ma le cantine le avevano trasferite al mercato solo in misura limitata. Spesso infatti il Prosecco DOC è un vino cruciale nel rapporto con il cliente e nella struttura produttiva (costi) dell’azienda, per cui le cantine avevano quasi sempre optato per una riduzione dei propri margini di guadagno. Nel 2022 si ritiene che questa politica non sarà più perseguibile, sia perché oramai i margini non possono essere compressi ulteriormente, sia perché al costo significativo del vino base si aggiunge quello di tutti gli altri fattori produttivi (materiali secchi, energia, trasporti). Di conseguenza si prevede che il consumatore troverà sullo scaffale aumenti di circa 1 euro a bottiglia (almeno).

E qui sta l’importanza del 2022 per capire il futuro del Prosecco DOC, perché sarà l’anno in cui saremo “costretti” a capire quant’è il valore che il consumatore attribuisce a questo vino. Detto in altre parole i consumi continueranno a galoppare come è stato fino ad oggi (perfino in un anno difficile come il 2020 le vendite sono cresciute del 2,8%)?

Il prezzo del Prosecco DOC continuerà ad aumentare?

Le ragioni per essere ottimisti ci sono tutte: dalla partenza a razzo del Prosecco Rosè alla generale tendenza positiva degli spumanti in tutto il mondo dimostrata dall’incremento di vendite dall’incremento del +55% fatto segnare dalle esportazioni in valore di spumanti francesi nel 1° semestre del 2021.

In questi 10 anni il Prosecco DOC ha dimostrato di avere forza e vitalità che non si aspettavano nemmeno gli stessi produttori, passando di successo in successo. er far sì che il mercato accetti la maggior valorizzazione del Prosecco DOC sarà importante anche il comportamento delle cantine, perché il primo concorrente del Prosecco è il Prosecco stesso.

Uno degli attuali temi di discussione nel vino italiano è quello della riduzione della differenza di valore rispetto al vino francese. Guardando proprio all’esperienza francese vale la pena di notare come il più alto prezzo medio derivi anche da una cultura dove la tenuta dei prezzi gioca un ruolo importante nella strategia delle imprese, soprattutto, dei territori/denominazioni.

Lo sguardo alla Francia

Se pensiamo al successo dei vini rosati provenzali negli ultimi 5 anni, vediamo che questo è stato cavalcato in una logica di valorizzazione complessiva del territorio, senza (o con limitata) competizione interna che avrebbe solamente portato ad una riduzione netta del valore aggiunto generato.

Per usare una terminologia adottata dall’economia aziendale, si è gestita la crescita del comparto mantenendolo un oceano blu, evitando che diventasse un oceano rosso, reso tale dal sangue dei pesci che si azzannavano per guadagnare un piccolo spazio di acqua in più.

Adottando un approccio meno cruento, le Denominazioni d’Origine sono per loro natura ambienti co-opetitivi in cui gli operatori allo stesso tempo cooperano per il successo del marchio collettivo comune e competono per il successo della propria marca aziendale.

Non si tratta di limitare la concorrenza legata alle diverse competenze e libere scelte aziendali in termini di redditività e struttura produttiva. Si tratta di evitare situazioni di dumping più o meno palese che, anche se sporadiche, finiscono per danneggiare l’intero comparto. La vendemmia 2021 di Prosecco DOC sembra appena sufficiente a coprire la domanda, quindi rincorse all’incremento delle vendite appaiono inutili, se non dannose. Soprattutto non sarà per il prezzo più basso che si venderà più Prosecco DOC, ma per la percezione che il mercato, ovvero le persone, avrà del prodotto.      

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