Vinophila 3D Wine Expo - L' Expo per Vino, Birra e Bevande Alcoliche

ultimi articoli

Vini buoni per la terra: SI PUO’ FARE!

(di Lorenzo Biscontin) La scorsa settimana la cooperativa Cantine Vitevis ha organizzato a Vicenza il convegno “Vini buoni per la terra”, con la partecipazione di relatori che hanno trattato il tema della sostenibilità sotto diversi punti di vista.

Gli spunti sono stati molti ed interessanti, soprattutto si sono visti esempi ed esperienze concrete di come e perché realizzare il percorso verso la sostenibilità nel settore viti-vinicolo.

Qui riportiamo i punti salienti, ma sarebbe impossibile riassumerli tutti nello spazio di un articolo e quindi raccomandiamo di andare nella sala on-demand del nostro metaverso dove trovate la registrazione del convegno.

Da un punto di vista storico Aurelio Bauckneht ha ricordato come l’urea sia stata sintetizzata chimicamente per la prima volta proprio cent’anni fa, ma rimanga ancora uno dei fertilizzanti più utilizzati nel settore agricolo malgrado sia disponibili oramai da tempo alternative più sostenibili dal punto di vista ambientale.

Un chiaro indicatore dell’inerzia che c’è nel cambiare le pratiche aziendali consolidate, indipendentemente dalla fattibilità tecnica del cambiamento.

Un’inerzia che può essere pericolosa rispetto ai progressi verso la sostenibilità fatti dalla società nel suo complesso, esemplificati nelle modifiche agli articoli 9 e 41 della Costituzione approvati quest’anno che inseriscono la biodiversità e gli ecosistemi tra le cose tutelate dalla Repubblica Italiana e la sostenibilità nella realizzazione dell’iniziativa economica privata, ovvero dell’azienda.

La sostenibilità quindi rischia di diventare uno tsunami per le aziende che non sono pronte.

Giulio Somma nell’intervento successivo ha citato dei numeri che dimostrano come come il settore del vino sia cosciente della crescente importanza della sostenibilità: se nel 2017 cantine certificate Equalitas erano solo 17, nel 2022 sono diventate 200.

Una crescita importante, ma un numero assoluto ancora basso se confrontato con le 40.000 aziende che imbottigliano vino in Italia.

Ha poi ricordato i tre pilastri della sostenibilità ovvero quella ambientale, sociale ed economico ed il pericolo dell’abuso di questi concetti nella comunicazione delle imprese. Quindi la responsabilità che giornalisti ed opinion leaders del settore hanno nell’evitare la diffusione del greenwashing.

Legato al tema della sostenibilità, Somma ha segnalato le ricerche che evidenziano la richiesta di trasparenza sui processi produttivi da parte del consumatore. Richieste a cui il settore viti-vinicolo sta rispondendo solo in modo parziale.

Collegata in videoconferenza è poi intervenuta Sara Norell, responsabile dell’assortimento dei vini per il monopolio svedese, uno dei mercati più sensibili al tema della sostenibilità.

Infatti Norell ha ricordato come la convinzione di voler essere all’avanguardia sui temi della sostenibilità sia condivisa tanto dai dipendenti del Systembolaget come dai consumatori.

Per questo il 25% dei vini presenti nei negozi del monopolio svedese sono biologici e la quota  di vendite di vini confezionato in packaging sostenibile diverso dal vino è del 60%.

L’obiettivo del Systembolaget è contribuire ad invertire la curva del cambiamento climatico, andando così oltre la “semplice” neutralità ambientale, e da marzo di quest’anno i vini sostenibili sono contraddistinti da uno specifico marchio in etichetta.

La raccomandazione fatta da Norell ai produttori di vino è di proseguire sulla strada della certificazione della loro sostenibilità, cercando di uniformare gli standard Equalitas e VIVA.

L’intervento di Davide Raffaetà è stato il più sintetico, ma in un certo senso il più impattante. Attraverso un breve video ha mostrato come l’adozione di semplici tecniche culturali basate sulla riduzione delle lavorazioni e l’apporto di materia organica al terreno permettano di aumentare l’immagazzinamento di carbonio da parte del suolo dando all’agricoltura la capacità di contribuire effettivamente all’inversione della curva del cambio climatico.

Parlando della comunicazione della sostenibilità anche Rosella Sobrero ha ricordato il rischio del greenwashing, che porta a svuotare di senso tutti i messaggi, anche quelli corretti.

Per evitarlo ci vuole continuità e coerenza nel parlare di sostenibilità, in modo da diventare credibili per le audiences. Niente proclami quindi, ma azioni e risultati tangibili. Nuovamente chiarezza e trasparenza sono cruciali, insieme all’empatia, per coinvolgere le persone e far arrivare i messaggi, che non devono riguardare solo i successi ottenuti, ma anche i traguardi non ancora raggiunti.

Tutti questi principi hanno trovato applicazione nel percorsi di sostenibilità realizzato da Cantine Vitevis, iniziato nel 2013 con l’introduzione dei registri elettronici di campagna e che porterà nel 2023/24 alla realizzazione del bilancio di sostenibilità.

Un percorso presentato da Alberto Marchisio, Direttore Generale di Vitevis, che ha illustrato i molti progetti cche hanno coinvolto i soci della cantina. Dalla certificazione Equalitas a quella GHG per l’immagazzinaggio del carbono nel suolo, che permette ad oggi di produrre 3 milioni di bottiglie certificate “carbon neutral”, fino ai controlli su utilizzo dell’acqua e dei concimi su 100 ha di Pinot Grigio.

Vitevis è anche certificato come ente di controllo dei propri soci viticoltori e questo rende ancora più efficace il ruolo della cooperativa nella diffusione dei principi e formazione sulle pratiche della sostenibilità nel territorio.

Come ha ricordato infatti il Presidente di Vitevis Silvano Nicolato, nel saluto di apertura, le 4 cantine riunite nella cooperativa coivolgono 1.350 viticoltori che coltivano 2.800 ha di vigneto, per un totale di 500.000 q.li di uva pigiata, 12 milioni di bottiglie prodotte ed un fatturato di 65 milioni di euro.

Ecco quindi che la dimensione sociale svolge un compito anche nel guidare quelle innovazioni tecniche e gestionali in grado di ridurre l’impronta ambientale della viti-vinicoltura in modo duraturo.

Il convegno si è chiuso con l’intervento in videoconferenza di Carlo Petrini che ha definito il comparto vinicolo la punta di diamante del settore agro-alimentare e per questo esempio e traino degli altri comparti.

Secondo Petrini innovazione e tradizione non sono due concetti contrapposti, bensì due aspetti in costante dialettica che si alimentano a vicenda.

Da qui le tre buone pratiche che deve metter in atto un’azienda vitivinicola:

  1. La gestione del limite, perché la crescita infinita non è realizzabile e c’è un limite all’interno del quale l’azienda si sviluppa in armonia con l’ambiente fisico, sociale ed economico.
  2. Mantenere e rafforzare la biodiversità, perché aumenta la resilienza di tutto il territorio e quindi non è tanto, o solo, una scelta etica, quanto una scelta strategica per la durabilità dell’impresa stessa.
  3. Rispetto per il territorio e le popolazioni che lo abitano nella loro globalità, anche di chi non opera nell’ambito del vino.
Vinophila
Vinophila 3D Wine Expo - Il metaverso per Vino, Birra e Bevande Alcoliche

Latest Posts

spot_imgspot_img

Imperdibili