Alle spalle della Versilia, le montagne della Garfagnana non son mai state coinvolte massicciamente dalla viticoltura venendo preferite alla coltivazione dei castagni e delle specialità agricole più resistenti al clima estremo. Ciò nonostante, era uso per i contadini locali coltivare le proprie vigne utilizzando i vitigni che arrivavano dalle regioni vicine – l’Emilia è ad un passo – o dalla Francia, con le barbatelle “portate a casa” dai coltivatori stagionali o dalle balie che si trasferivano Oltralpe. Un piccolo patrimonio, ancora non del tutto andato perduto, che è stato alla base del progetto “Maestà della Formica” dove “maestà” è l’indicazione locale per le edicole votive poste a protezione dei viandanti e la “Formica” è il nome dello scollinamento che dalle Alpi Apuane porta alla costa tirrenica.
Il progetto è stato portato avanti da tre amici – Andrea Elmi, Marco Raffaelli e Gian Luca Guidi – che durante un Vinitaly decisero di investire in un territorio difficile, in vigneti oramai quasi assorbiti dal bosco, nella conduzione biodinamica, e nella produzione di un Riesling d’altura, in un nuovo vigneto posto a mille e cinquanta metri sul livello del mare. L’idea viene messa a terra nel 2013 e oggi la produzione è entrata a regime. Oltre al Riesling, Maestà della Formica produce due rossi – GaMo e Drankante – e un altro bianco – Vignesperse – un uvaggio di Trebbiano e Malvasia.

Eccezion fatta per il Riesling, tutte le vigne hanno un’età compresa fra i 50 e i novant’anni ad una quota compresa fra i 450 ed i 700 metri sul livello del mare caratterizzato da un clima rigido e da un suolo ricco di carbonato di calcio. Abbiamo assaggiato Drankante, blend di Sangiovese, Moscato d’Amburgo, Ciliegiolo, Bonarda, Merlot e altre varietà come Trebbiano e Malvasia. Una caratteristica questa unica: qui le vigne sono state tramandate di generazione in generazione, più per l’autoconsumo, senza guardare a disciplinari, aggiungendo e togliendo a seconda delle necessità e del gusto personale.
Drankante è un rosso frizzante, elaborato senza aggiungere solfiti, lavorato in acciaio, fermentazione spontanea senza filtrazione o stabilizzazione. La seconda fermentazione in bottiglia viene attivata con mosto proprio. Non è un vino convenzionale e mostra tutta la sua personalità.



