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Le persone bevono sempre meno vino rosso e non sappiamo perché.

di Lorenzo Biscontin

Nello scenario complessivo di riduzione dei consumi del vino, i vini rossi sono quelli che mostrano l’andamento peggiore.

La notizia in realtà non sarebbe nuova. L’Organizzazione Internazionale della Vite e del Vino (OIV) ha recentemente pubblicato un’analisi su produzione e consumo di vino per colore dal 2000 al 2021. Nello studio si evidenzia come la produzione mondiale di bianchi+rosati superasse quella dei vini rossi per tutto il periodo e quella dei soli vini bianchi superi i rossi costantemente a partire dal 2013.

Negli ultimi vent’anni la Francia ha ridotto la produzione di vino rosso del -50% e l’Italia del -20%. Questo però non ha evitato che si discuta di espiantare vigneti di uve a bacca rossa nelle zone di Bordeaux, Rioja (la più famosa DOC spagnola) ed Australia.

La ragione evidentemente è che il consumo di vini rossi è calato più di quanto non abbia fatto la produzione. A livello mondiale il consumo di vino rosso è in calo dal 2007, con una accelerazione della tendenza dal 2018. Viceversa il vino bianco è in crescita, ma rimane comunque inferiore a quello rosso per 12 milioni di hl (100 milioni hl vs. 112). Il consumo di vino rosato nel periodo è cresciuto da 20 a 23 milioni di hl e l’aggregato bianco+rosato ha superato il rosso dal 2017 in avanti.

I paesi europei storicamente produttori e consumatori di vino sono quelli in cui il calo di consumi dei vini rossi è stato più significativo: Francia -40%, Italia -30% e Spagna -20%.

Sono invece cresciuti in Cina, USA, Russia e Brasile.

Questi sono i fatti incontrovertibili, ma quali sono le ragioni che li generano. Detto in una parola: perché?

Non lo sappiamo e, quel che è peggio, non stiamo nemmeno investigando.

Certo, gli operatori ed esperti del settore hanno delle opinioni o delle idee al riguardo, ma che derivano principalmente dall’esperienza del mercato.

La più diffusa è in parte tautologica: “I consumatori (giovani) preferiscono vini più freschi e meno alcolici”.

Che è un po’ come come dire “I consumatori bevono meno vini rossi perché preferiscono i vini bianchi e rosati”

Inoltre, questa motivazione non trova conferme univoche dalle situazioni effettive di mercato.

Ad esempio, il trend positivo per i vini invecchiati in botti usate per l’invecchiamento del bourbon, che negli Usa ha raggiunto i 20 milioni di bottiglie con prezzi premium e gradazioni alcoliche importanti.

Parlando di contenuto alcolico, la differenza tra un rosso ed un bianco fermo “normali” (escludo i vini che per caratteristiche pedo-climatiche del territorio e/o tecniche di produzione, come ad esempio l’appassimento delle uve, sviluppano gradi alcolici elevati) è mediamente di 1% – 1,5% di alcol. Percepibile dal consumatore? Sufficiente ad orientarne le preferenze?

Se pensiamo a freschezza e grado alcolico dovrebbero soffrire di più i rossi strutturati rispetto a quelli “magri”? In realtà sembrano soffrire di più quelli più economici, generalmente con profili più semplici (e freschi) rispetto alle denominazioni prestigiose che offrono vini più complessi. Un fenomeno probabilmente legato più alla polarizzazione del mercato tra appassionati e consumatori occasionali.

In realtà anche queste mie considerazioni non sono altro che ipotesi, perché fino ad oggi nessuno ha fatto quella che sarebbe più logica da fare in una situazione come questa: chiedere al consumatore.

Non l’ho fatto nemmeno io in modo strutturato, però negli ultimi 6 mesi mi è capitato di trovare persone in paesi diversi, con diverse capacità di spesa e quindi che bevevano vini di livello diverso, che dicevano: “Non bevo vino rosso perché non mi piace il gusto”.

Sto parlando di una decina di persone e quindi NON di un campione significativo. Però è un segnale che mi fa venire il dubbio che non conosciamo a sufficienza cosa muove le persone all’acquisto e consumo del vino.

Non sappiamo nemmeno quanto il calo dei consumi di vino rosso sia dovuto al calo del numero di consumatori e quanto invece al calo delle quantità consumate per persona. Ovvero non sappiamo quanto sia un problema di distribuzione numerica e quanto di ponderata, informazione chiave perché si tratta di due situazioni che richiedono strategie diverse per essere affrontate con successo.

Voglio quindi lanciare un appello per esortare il comparto produttivo viti-vinicolo ad andare oltre al confronto tra esperti e fare un passo verso il consumatore, per capirne i comportamenti con informazioni di prima mano.

C’è chi mi ha chiesto chi dovrebbe farsi carico di questa ricerca; considerati i valori in gioco ed i costi di una ricerca (si può cominciare da un solo mercato), credo che il numero di enti ed istituzioni del settore vinicolo per cui valga la pena approfondire perché le persone bevono sempre meno vino rosso siano moltissimi.

Il rischio è che tutti aspettino che ne se ne faccia carico qualcun altro e così non si muova nessuno.

Citando Ernest Hemingway “… non chiedere mai per chi suona la campana, la campana suona per te”.

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