(di Sara Falchetto) Dal 2011, anno della sua istituzione, la Denominazione di Origine Controllata “Sicilia” ha rappresentato un deciso salto di qualità per il comparto vitivinicolo dell’isola, trasformando l’antica IGT in un marchio di garanzia, autenticità e forte identità territoriale. A distanza di oltre un decennio, i dati confermano l’efficacia di questa scelta: nel 2022 la produzione ha superato i 90 milioni di bottiglie, e vitigni autoctoni come Grillo e Nero d’Avola sono diventati simboli riconosciuti della qualità enologica siciliana. Solo tra il 2017 e il 2022, la produzione di Grillo è aumentata del 489% e quella di Nero d’Avola del 439%.
Questa evoluzione è sostenuta da circa 8.000 viticoltori e 530 imbottigliatori, impegnati nella valorizzazione di oltre 70 varietà autoctone coltivate su 42.000 ettari in regime di viticoltura sostenibile Nonostante le difficoltà legate al contesto economico globale – tra inflazione, cambiamenti nelle abitudini di consumo e crisi climatiche – la DOC Sicilia ha dimostrato grande capacità di adattamento. Nel 2024, sono stati imbottigliati circa 565.000 ettolitri, con una lieve flessione del 5% rispetto all’anno precedente, principalmente a causa di eventi climatici estremi e attacchi fitosanitari come la peronospora.
L’ampliamento della denominazione si conferma dunque una scelta strategica vincente, ne è testimonianza l’interesse sempre più marcato da parte degli operatori esteri, in particolare del mercato statunitense, che oggi rappresenta una delle principali aree di espansione per i vini a denominazione siciliana.
Secondo uno studio recente, il 69% degli importatori e distributori USA considera la Sicilia come la regione italiana con il maggior potenziale di crescita commerciale, mentre l’incremento nella rappresentanza dei vini DOC Sicilia presso gli importatori (dal 47% nel 2023 al 65% nel 2024) conferma un trend estremamente positivo.
