11 marzo 2022
(di Elisabetta Tosi) Nelle campagne di Rovarè, frazione di San Biagio di Callalta (TV) la vite è donna e anche il vino. Qui infatti si trova la società agricola La Callaltella, fresca dei festeggiamenti per i suoi primi 70 anni, essendo stata fondata nel 1951 dai fratelli Bonetto, ma da dieci anni è in mano alla terza generazione, le tre sorelle Antonella, Elisabetta ed Elena. Sono loro ad aver raccolto il testimone di un’attività che ieri si dedicava all’ allevamento di animali da cortile e alla viticoltura ed oggi trova le sue ragioni d’essere nella produzione di vino e nell’enoturismo. Nei 9 ettari di proprietà gestiti in maniera sostenibile sono coltivate alcune varietà internazionali tipiche di questa zona del Veneto Orientale (Cabernet Franc, Merlot, Pinot Nero, Chardonnay) ma soprattutto vitigni locali: Verduzzo, Incrocio Manzoni Bianco, Raboso, Glera, che danno luogo a circa 15-20 mila bottiglie annue, destinate all’Horeca e ad un pubblico di consumatori privati. Delle tre sorelle, Elena è coinvolta a tempo pieno nell’azienda, ed è lei in particolare che ci da uno sguardo d’insieme sulla situazione attuale.
“La nostra è una piccola realtà famigliare, perciò il nostro mercato è soprattutto locale e italiano in generale, ma devo dire che sono ottimista, perchè lo vedo in crescita. Notiamo molto interesse da parte dei ristoratori, un grande desiderio di novità, nuove proposte di piatti, che poi finiscono per sposarsi bene con le nostre etichette. Quando con le mie sorelle abbiamo preso in mano l’azienda facevamo solo vendita ai privati, ma da tre anni curiamo anche l’horeca. Se lo scenario generale non peggiora, mi sento di essere ottimista anche per i prossimi mesi”.
Ha notato qualche cambiamento nei comportamenti d’acquisto dei vostri clienti?
“Direi di no. La propensione alla spesa da parte dei ristoratori è sempre alta. Chi investiva nel vino di alta qualità prima dello scoppio della pandemia continua a farlo anche adesso, non torna indietro, anzi. I vini più richiesti sono i nostri rossi fermi e strutturati, ma sono apprezzati anche i vini bianchi sia quelli freschi che quelli più corposi, come il nostro passito di Manzoni Bianco”.
Tendenze di consumo: è sempre tanta la voglia di Prosecco?
“Essendo in zona DOC Treviso, noi produciamo un Prosecco frizzante e un Extra dry ma non sono la nostra prima proposta e non sono nemmeno le uniche bollicine: facciamo anche un vino bianco pétillant a base di Verduzzo trevigiano e Chardonnay, perfetto per l’estate. A parte questo, agli amanti dei vini rosa proponiamo il nostro Rosato Veneto IGT a base di Raboso veronese. Insomma, cerchiamo di tenere alta la bandiera degli autoctoni”.
Dopo due anni di restrizioni, ora si torna a parlare di enoturismo; è un aspetto che vede coinvolta anche La Callaltella?
“Sì, assolutamente. Il primo esperimento l’abbiamo fatto la scorsa estate, iscrivendoci su un’app che segnalava la sosta ai camper. Offrivamo un posto dove fermarsi, una serie di servizi (allaccio luce, ricarica dell’acqua) e un calice di benvenuto. E’ andata molto bene, e ci ha fatto capire che c’è un notevole spazio di crescita in questo tipo di offerta, perciò quest’anno vedremo di ripetere l’esperienza e di migliorarla ancora”.
La vostra azienda è presente sulla nuova piattaforma Vinophila; come vede il futuro delle fiere del vino? Pensa che il mondo del vino sia pronto per entrare in quello digitale?
“Credo di sì, anzi direi che in parte è già entrato, e questa iniziativa di Vinophila chiude il cerchio. Ora anche le fiere del vino possono essere virtuali. Per predisposizione personale, ci attrae tutto ciò che è digitale, nuovo, giovane, perchè ci vediamo nuove opportunità. Noi non partecipiamo alle fiere del vino tradizionali, perciò quando ci hanno proposto di entrare in Vinophila abbiamo aderito subito. E’ qualcosa che ci permette di restare dove siamo e al tempo stesso di aprirci all’internazionale. Speriamo così di riuscire a farci notare anche all’estero”.
