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Cortese: un vitigno che crea colleganza

29 giugno 2022

(di Lorenzo Biscontin) Sabato scorso si è svolta presso la Camera di Commercio di Verona l’evento “Sulle Vie del Cortese: alla scoperta del vitigno tra Custoza e Gavi”, organizzato dall’Associazione Italiana Sommelier del Veneto e dai consorzi di Tutela del Gavi e del Vino Custoza (Vinophila è stata media partner ed il convegno introduttivo è andato in diretta nel nostro metaverso ed è tuttora disponibile nell’area on-demand della nostra fiera virtuale).

Il Cortese infatti è un vitigno un po’ nomade, come ha ricordato durante il convegno “Essere Cortese: quattro voci a confronto” Costanza Fregoni, che si ritrova in misura diversa anche in Lombardia, Sardegna e Basilicata. Gli studi genetici però hanno fugato ogni dubbio sulla sua origine piemontese, come fuori di dubbio è anche il fatto l’altro territorio in cui gioca un ruolo fondamentale ed identitario è quello della DOC Custoza, sulle colline moreniche a sud del Lago di Garda.

Da queste due evidenze nasce la “colleganza”, termine ben scelto da Marco Massobrio nel corso dello stesso convegno, che ha portato, per la prima volta i due consorzi a lavorare insieme per approfondire la conoscenza di questo vitigno.

Evidentemente le espressioni che prendono i vini legati al Cortese sono diverse a Gavi ed a Custoza. Non solo per le evidenti differenze pedo-climatiche, ma anche e soprattutto per quelle socioeconomiche, altrettanto determinanti nella caratterizzazione di un terroir.

Nella DOCG Gavi infatti il disciplinare prevede che l’uva Cortese venga utilizzata in purezza, mentre nella DOC Custoza la Bianca Fernanda (nome che ha preso il Cortese nelle terre scaligere) è uno dei vitigni dell’uvaggio previsti dal disciplinare. Una scelta questa che rispecchia gli usi tradizionali adottati nella produzione vitivinicola del territorio, dove ogni uva porta un proprio contributo sensoriale per raggiungere tipicità ed equilibrio organolettico.

L’importanza del Cortese/Fernanda Bianca si poteva apprezzare assaggiando gli 80 vini in degustazione (40 Gavi e 40 Custoza) nelle note ammandorlate, sapide, e gessose apportate dal vitigno in misura diversa, ma sempre riconoscibili.

La masterclass tenuta da Aldo Fiorelli ha rivelato un’altra dote del Vitigno Cortese: la sua capacità di dare longevità ai vini.

Si sono infatti “confrontati” 6 Custoza e 6 Gavi cominciando per ogni denominazione dai vini più giovani, vendemmia 2021, e retrocedendo fino al 2011. Al di là della qualità eccellente di tutti i vini, la cosa più bella ed interessante è stata la riconoscibilità nei vini più vecchi dei tratti presenti in quelli giovani.

Gli aromi freschi e la piacevole acidità dei vini giovani, col tempo evolvono in aromi più complessi, più profondi, con vini che diventano più ampi senza per questo essere pesanti o spenti.

E’ un peccato che il consumo italiano prediliga nettamente i bianchi d’annata perché questo impedisce di apprezzare le splendide evoluzioni a cui possono andare incontro i vini di eccellenza. E’ quindi auspicabile che si diffondano sempre di più occasioni di degustazione di vini bianchi a lungo invecchiamento in modo da sostenere la creazione di una nicchia di mercato che permetta ai consumatori di godere del coraggio dei produttori che seguono questa filosofia.

“Sulle Vie del Cortese” si è fatta notare anche per un’altra caratteristica più unica che rara: oltre ai banchi per l’assaggio dei vini c’erano anche dei banchi d’assaggio e masterclass di prodotti alimentari di eccellenza. Si sottolinea sempre l’importanza del consumo del vino abbinato al cibo, anche come modalità di consumo responsabile, ma poi quasi sempre l’attenzione e le possibilità di degustazione sono limitate esclusivamente al vino. Complimenti quindi all’organizzazione dell’AIS Veneto che ha permesso di apprezzare come il piacere dei vini di Gavi e di Custoza trovi ancora nuove espressioni accompagnandoli con il riso veronese, le carni di Mr. Beefy, le preparazioni di Bonverre o i salumi di Opificio 1899.  

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