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Conferme e sorprese nell’Annual Report 2025 di Valoritalia.

(di Lorenzo Biscontin) Lo scorso lunedì è stato presentato a Roma l’Annual Report 2025 di Valoritalia, dove vengono raccolti i risultati dell’attività svolta nell’anno precedente dal principale ente di certificazione dei vini italiani.

Valoritalia infatti opera con 35 sedi operative presenti su tutto il territorio nazionale, con prevalenza nel centro-nord, attraverso le quali certifica 48 delle 77 DOCG italiane, 136 delle 330 DOC e 35 delle 119 IGT.

Ancora più significativo il peso economico delle DO certificate da Valoritalia, che rappresentano il 53% del valore a prezzi di cantina di tutte le DOCG, DOC ed IGT italiane.

Valoritalia rappresenta quindi un osservatorio privilegiato per osservare l’andamento della produzione vinicola italiana sulla base di una grandissima mole di numeri che descrivono produzione, imbottigliamenti e giacenze in termini sia quantitativi che qualitativi.

Quelle dell’Annual Report 2025, scaricabile dal sito di Valoritalia, sono quindi tutte informazioni oggettive in cui si trovano conferme riguardo alla situazione del settore, ma, soprattutto emergono sorprese che smentiscono alcuni luoghi comuni consolidati.

Cominciamo con le conferme:

  1. La frammentazione del settore: i volumi imbottigliati dalla prime 4 Denominazioni, rappresentano il 57,44% del totale certificato da Valoritalia, le prime 8 il 68,36% e le prime 20 l’85,99%. Le ultime 139 denominazioni rappresentano invece solo l’1,41%. Durante il convegno di presentazione del rapporto il Presidente di Valoitalia, Francesco Liantonio, ha ricordato come ci siano anche denominazioni per cui non viene rivendicata nessuna produzione. Una situazione sempre meno sostenibile soprattutto per l’operatività dei Consorzi che queste denominazioni devono proteggere e valorizzare e di cui la recente riforma europea delle DOP e IGP ha rafforzato il ruolo in termini di governance, sostenibilità e turismo eno-gastronomico. Per essere efficaci i Consorzi hanno bisogno di risorse economiche e di personale e per questo si è auspicato un processo di aggregazione che riduca il numero di Consorzi, raggruppando più denominazioni limitrofe all’interno di un solo Consorzio.
  • Il calo del consumo dei vini rossi: nel 2024 la produzione delle DO con prevalenza parziale o totale di vini rossi hanno mostrato un calo del 6,8%.
  • Il proseguire della crescita degli spumanti bianchi:  il Prosecco DOC non è solo la più grande DO italiana, con 659.789.755 bottiglie certificate nel 2024, ma prosegue la sua crescita facendo segnare un +7% rispetto all’anno precedente. Crescite significative anche per l’Asolo Prosecco DOCG (+50%) e per l’Alta Langa (+9,1%).

Le sorprese però sono, ovviamente, quelle che colpiscono di più:

  1. Il 2024 è stato un anno di consolidamento per il settore vinicolo italiano: complessivamente le bottiglie certificate da Valoritalia sono state 2.019.000.000, solamente lo 0,46% in meno rispetto al 2023. E soprattutto quasi 110.000.000 di bottiglie in più rispetto al 2019, ovvero al mercato pre-COVID.
  • La gradazione alcolica dei vini italiani sta diminuendo: come ha sottolineato Giuseppe Liberatore, Direttore Generale di Valoritalia, si tratta di un dato totalmente inaspettato a fronte dell’aumento delle temperature medie dovuto al cambiamento climatico. Eppure le analisi di un elevatissimo numero di campioni (dai 28.000 ai 45.000 a seconda delle annate) sono indiscutibili. Per le principali DO nel decennio 2014-2023 il grado alcolico medio dei vini rossi è passato da 13,98% a 13,50%, per i bianchi fermi da 13,72% a 12,79% e per gli spumanti da 12,31% a 11,12%. Contemporaneamente per i vini rossi è aumentata la deviazione standard del dato del grado alcolico medio, ad indicare l’ampliamento dell’intervallo in cui si collocano i singoli campioni. Questo dato potrebbe indicare le diverse scelte degli operatori riguardo al grado alcolico e quindi la diversa gestione dei processi in vigneto ed in cantina.

L’evento è terminato con la presentazione di una ricerca sul valore delle certificazioni nel vino confrontando l’atteggiamento del consumatore italiano con quello canadese da parte di Denis Pantini di Nomisma. La rilevanza e l’interesse delle informazioni presentate merita un articolo dedicato, che pubblicheremo a breve.

Nel concludere questo articolo ritengo di ringraziare Valoritalia per la condivisione delle informazioni che raccolgono con la loro attività di certificazione. Si tratta di dati che permettono di avere un quadro oggettivo della situazione del settore viti-vinicolo, su cui basare lo sviluppo di nuove strategie sia a livello aziendale che di filiera. Sarebbe auspicabile che questo avvenisse con maggior frequenza e, soprattutto, che fosse fatto anche dalle società che certificano l’altro 47% delle DO italiane, così da completare la visione nazionale.

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