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Cava, riparte il mercato con 252 milioni di bottiglie vendute. Ad aprile, a Barcellona, i nuovi marchi frutto della zonazione

16 marzo 2022

(di Beppe Giuliano) Botta e risposta fra gli spumantisti catalani (secondi produttori al mondo di metodo classico): ieri i dati di Corpinnat che hanno “bruciato” la presentazione dei risultati 2021 della denominazione Cava che oggi ha annunciato la sua crescita sul 2020, pari ad un più 17,34%, raggiungendo un volume di vendite di 252 milioni di bottiglie (erano 249 nel 2019 pre-pandemia mentre nel 2020 la produzione era scesa a 215 milioni di bottiglie) con una quota di export che si attesta al 71%. Ottimi i risultati per i Cava bio, più 65%, e dei Cava di Guarda Superior (la nova classificazione degli spumanti con più di 18 mesi di invecchiamento) praticamente più che raddoppiati, 104,25%.‎

‎Javier Pagés, presidente della denominazione, con l’occasione si è tolto qualche sassolino dalla scarpa nei confronti di Corpinnat e di Raventòs i Blanc (prima maison storica a lasciare la DO Cava cinque anni fa più o meno) : «Alcune cantine sono andate per la loro strada o si sono dissociate dalla D.O. a proprio vantaggio. Ma questo non deve impedire a chi tra noi ha sempre tutelato il territorio, e ottenuto un successo così notevole, di aspirare ancora più in alto. Inoltre, non dovrebbe dissuaderci dall’occupare una posizione ancora più significativa all’interno del mondo selezionato degli spumanti di alta qualità. Non dobbiamo perdere di vista il fatto che le grandi sfide possono essere accettate solo se unite, e con la piena partecipazione del territorio e la generosità di tutti».‎

Il Cava resta in Spagna la denominazione col maggior tasso di internazionalizzazione: l’export è cresciuto dell’11,34%. Nell’Unione Europea la crescita è stata del 3,16% e i paesi terzi hanno continuato a crescere di un eccezionale 30,43%. Il mercato tedesco ha mantenuto la sua posizione di principale paese consumatore (4,23%), seguito da Stati Uniti (con una crescita impressionante del 40%), Belgio (11,56%), Regno Unito (-3,90% scontando la Brexit) e Giappone (7,94%). Degna di nota è anche la crescita in Austria (65,54%), Brasile (37,69%) e Polonia (27,35%), tutti con aumenti a due cifre.‎

‎Il mercato interno è al di sopra dei livelli pre-pandemia con un più 19,04%, raggiungendo le 68.762.000 bottiglie. Il canale che ha visto il maggior incremento è quello delle vendite online, con un incremento del 17,7% a valore e del 19,3% a volume, mentre il food and beverage continua il trend al rialzo con un incremento del 6,1% a valore e del 5,1% a volume. Anche i canali offline e di ospitalità si sono evoluti positivamente in valore con il 5,9% e il 5,3% e il 4,9% e il 2,3% in volume rispettivamente, secondo i dati NielsenIQ.‎

‎Il Cava diventa sempre più bio, nel 2025 la conversione dovrà essere piena per i Guarda Superior. Al momento, il bio “pesa” per 22,8 milioni di bottiglie (meno del 10% del totale delle vendite) con una crescita del 65,43% rispetto al 2020. Il segmento Guarda Superior dà un importante contributo e rappresenta il 42,09% della categoria CAVA biologica totale.‎

Procede la zonazione della denominazione – 38.000 ettari di vigneti e più di 6.800 viticoltori con 370 cantine associate – e già agli inizi di aprile, alla Barcelona wine week, verranno presentati i nuovi marchi di qualità. Infatti, dopo l’introduzione del Cava de Paraje Calificato (una sorta di cru) il Consejo Regulador del Cava va avanti sulla strada della segmentazione aumentando nel contempo le misure di controllo, le informazioni e la tracciabilità.  Si potrebbe dire che la concorrenza interna sta facendo bene all’intera denominazione, costringendo tutti ad alzare l’asticella.

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